Cos’è il Nutri-Score? Ce ne parla il giornalista Giulio Ambrosetti.

I silenzi sui grani al glifosato che arrivano da Paesi extra-Ue All’inizio di classificare la pasta a metà, sistemandola nella lettera C. Poi ci hanno ripensato e l’hanno piazzata in B. Oggi sono in fase di ripensamento e, forse, la inseriranno tra i cibi A. Di cosa stiamo parlando? Di un cervellotico sistema di classificazione degli alimenti inventato da alcuni ricercatori dell’università di Parigi e dell’Inserm, il Nutri-Score. Si tratta di un sistema informativo basato sulle etichette dei cibi per informare i consumatori. Con l’ambizione di indicare loro le abitudini alimentari più sane. Già qui ci dobbiamo fermare per provare a rispondere alla seguente domanda: che bisogno c’è, oggi, di fornire ai consumatori informazioni note, in alcuni casi – come vedremo – anche forzandole, senza entrare nel merito della qualità dei cibi? E’ evidente che c’è qualcosa che non quadra. Ma andiamo per ordine. Proviamo intanto a illustrare come funziona il Nutri-score. In soldoni, non sono altro che informazioni scritte sull’etichetta di un prodotto. Sul lato frontale della confezione vengono indicati i singoli valori nutrizionali con una scala di cinque colori che vanno dal rosso al verde. Non ci vuole molto a capire che i prodotti segnati in rosso farebbero male alla salute, mentre quelli segnati in verde farebbero bene alla salute. Nel mezzo ci sono tre gradazioni. Ai cinque colori corrispondono le prime cinque lettere dell’alfabeto, a-b-c-d-e. Molto forzato il calcolo del Nutri-Score, visto che si considerano 100 grammi di prodotto. E questa è già la prima falla: infatti, ci sono prodotti per i quali può essere giusto considerare i 100 grammi, ma ce ne sono altri per i quali l’unità di misura di 100 grammi è esagerata, se non sbagliata! Due esempi semplici: 100 grammi per il pomodoro o per la verdura cotta è una misura che ci sta: tutti mangiamo 100 grammi di pomodoro o 100 grammi di verdura cotta; ma 100 grammi per l’olio d’oliva extra vergine è una misura totalmente fuori luogo, perché nessuno, a tavola, condisce un’insalata o un piatto di minestra con 100 grammi di olio extra vergine d’oliva! Però, con questo stratagemma, l’olio d’oliva è finito in C! Capendo di aver commesso un errore gravissimo i nostri amici del Nutri-Score si sono affrettati a precisare che, anzi, l’olio extra vergine di oliva raggiunge una dei migliori punteggi tra gli oli vegetali… Insomma, una cosa da ridere! Ancora: quando Francia (non tutta la Francia, in verità: i produttori di formaggi e di vino francesi non sono molto convinti del Nutri-Score…), Germania, Belgio e altri Paesi europei che vorrebbero imporre a tutta l’Unione europea l’alimentazione di quelle persone che noi in Sicilia definiamo “i malati ‘i stomaco”, c’è stata una mezza sollevazione. Soprattutto in Italia dove ad essere penalizzati sono buona parte del cosiddetto Made in Italy agro-alimentare: salumi, formaggi, carni rosse, frutta secca, tutto ciò che contiene sale e, come già accennato, anche l’olio d’oliva extra vergine. Sul grano duro e sul grano tenero ci vanno molto leggeri. Perché? Perché la stessa Unione europea, è noto, consente l’arrivo in Europa di quantitativi ‘industriali’ di grano canadese duro e tenero.

foto presa da agrifoodtoday.it

Detto questo, come si calcola il Nutri-Score? Considerati 100 grammi di prodotto, viene analizzato il contenuto di sostanze benefiche, come fibre, legumi, frutta e verdure, e quelle invece che devono essere limitate, come zuccheri, sale, acidi grassi saturi, noti per essere associati a problemi come obesità, diabete e malattie cardiache. Poi attraverso un complesso calcolo, si arriva a un punteggio finale, che permette di assegnare sia un colore che una lettera a uno specifico alimento. Come già ricordato, l’olio extra vergine di oliva è finito in C. Anche se si sono affrettati a spiegare che l’extra vergine di oliva ottiene il miglior punteggio possibile tra gli oli vegetali, ed è quindi migliore dell’olio di soia, girasole di mais, classificati in D, mentre l’olio di cocco, di palma e il burro finiti nella categoria E. E c’era bisogno di questi ‘scienziati’ del Nutri-Score per scoprire che l’olio d’oliva extra vergine è il migliore tra tutti gli oli vegetali? In questa vicenda del Nutri-Score ci sono tanti limiti. Noi ne indichiamo tre. Il primo è che toglie il piacere della tavola nel nome di un salutismo forzato: un conto è mangiare 100 grammi di affettati al giorno, altra e ben diversa cosa è gustare un panino ogni tanto e qualche fetta di salame o di prosciutto crudo o cotto a tavola un paio di volte alla settimana. Stesso discorso per i formaggi. Nella testa di questi signori il mondo si dovrebbe privare del Parmigiano, del Grana Padano, del Provolone, dell’Asiago, del Pecorino, del Caciocavallo, del Gorgonzola e via continuando. Tra l’altro, i francesi potrebbero dire che i loro formaggi sono più ‘leggeri’ e magari dietetici rispetto ai ‘pesanti’ formaggi italiani… Così, tanto per togliere il mercato ai formaggi italiani: non riuscendoci con la qualità ci provano con questo sotterfugio: ridicoli! La verità, insomma, è che con la scusa che certi cibi fanno ‘ingrassare’ o provocano ‘obesità’ si cerca di assestare un colpo al Made in Italy agro-alimentare che, per la cronaca, è, in assoluto, il più imitato e ‘taroccato’ del mondo. Il secondo limite è legato al fondamentalismo di una certa corrente di ambientalisti europei: quelli, per dirla con Crozza, che “vivono da malati per morire sani”. Secondo questi anacoreti del cibo si dovrebbe andare avanti con verdure, eliminando sale e zuccheri, concedendoci magari qualche frutto. Che lo facciano loro ci sta bene: ognuno è libero di mangiare ciò che più gli aggrada. Il problema è che questi signori vogliono imporre questo modo di vivere a tutti gli abitanti dell’Unione europea, cominciando a terrorizzare i consumatori con i messaggi nelle etichette dei contenitori: la carne rossa fa male, questo formaggio fa male eccetera. Da qui la nostra domanda: ma che centra l’Italia con questa Unione europea? Il terzo limite è il più grave. Invece di istituire i ‘semafori’ su cibi in ragione dei contaminanti presenti negli stessi cibi ci raccontano che quel cibo fa male e che quell’altro cibo fa ingrassare. E magari consigliano a tutti le lenticchie canadese essiccate con il glifosato! Il glifosato ci introduce al tema dei cereali, grano in testa. Abbiamo scritto che si sono guardati bene dal toccare grano duro e grano tenero e loro derivati. Invece i signori del Nutri-Score ne dovrebbero parlare, perché il vero ‘semaforo’ andrebbe utilizzato per impedire che nell’Unione europea arrivino grani da altri Paesi del mondo pieni di contaminanti che non fanno ingrassare, ma provocano direttamente patologie pesanti che, a lungo andare, possono diventare gravi e anche gravissime (leggere malattie autoimmuni). Di questi aspetti – i contaminanti presenti nel grano, dal glifosato alle micotossine – vi racconteremo tanto e tante storie nei prossimi articoli.