Il prezzo del grano sale, ma il prezzo della pasta industriale rimane lo stesso ad oggi … c’è qualcosa che non torna.
Certo, in questo momento gli industriali della pasta devono fare i conti con un mercato che ha una domanda in continua crescita, e con una scorta di prodotto non sufficiente per soddisfarla. Ed è proprio questo il problema: l’aumento del prezzo del grano che sembrerebbe non fermarsi, quantomeno nel prossimo immediato futuro. E tutto questo è certamente ed inevitabilmente connesso alle incredibili siccità che hanno colpito il Canada (uno dei maggiori produttori ed esportatori di grano nel mondo) e alle terribili inondazioni avvenute in Europa, soprattutto in Francia, durante il periodo più delicato per la buona riuscita della coltivazione del grano: fioritura e mietitura. Quindi, ancora una volta ci vediamo in coda al Canada che decide, consapevolmente e non, le sorti economiche degli agricoltori del bel paese, un tempo ricordato come “Granaio di Europa” grazie alla nostra terra Sicilia.
In Europa si stima circa un 15,17% di produzione in meno ed in Canada di quasi il doppio. La differenza con la crisi del 2008 e quella del 2014 è che queste sono durate circa due/tre mesi, riportando anche gravi conseguenze nel mercato dell’industria di trasformazione che non è riuscita a fare i conti con la grande distribuzione. La differenza di oggi è che certamente si dovrà, per la prima volta, camminare insieme per garantire una vendita della pasta in linea con i costi ma anche con l’esigenza dei consumatori.
Ancora di più, pertanto, dovremmo essere attenti alla qualità del prodotto che mangiamo. Guardiamo con attenzione quello che succede e quello che succederà. Sosteniamo le filiere produttive, dall’agricoltore al consumatore, perché sono quelle che garantiscono la tracciabilità del prodotto, la qualità, la genuinità, la salubrità, la giusta remunerazione del grano ed il corretto prezzo della pasta per i consumatori. I pastifici artigianali tutto questo lo hanno capito da tempo, ed è per questo che si ha il dovere, nell’interesse nostro di consumatori, di sostenerli.

Solo una domanda rimane aperta: come pensa di affrontare e sostenere questo particolare momento la grande distribuzione?
A breve una proposta di Accademia!