Alcuni giorni fa sono stata inviata ad un elegante e raffinato ricevimento dove ogni chef dava il meglio di sé nel cucinare piatti splendidi ed elaborati. Mi avvicinai allo chef che stava cucinando una buonissima pasta ai frutti di mare e, mentre lo guardavo armeggiare il padellone dove la pasta (spaghetti) si univa ad un sugo di mare incredibilmente profumato, gli chiesi di che marca fosse la pasta. Orgogliosamente mi rispose dicendomi il brand (non lo scrivo perché non voglio pubblicizzare una marca nazionale) dichiarando perentoriamente che è la migliore marca di pasta che c’è. Tristemente mi allontanai, riflettendo: “le aziende nazionali ci hanno abituato ad un gusto della pasta che è lontano da quello vero ed originale”.

Fateci caso, non c’è più l’odore del grano che esce fuori dalla pentola mentre la pasta è in ebollizione; più è gomma, più i nostri palati sono appagati, perché l’importante è la tenuta di cottura, che equivale ad un eccessivo uso di glutine nel prodotto. L’ alta temperatura di essiccazione cambia i valori nutrizionali, diminuendo i tempi di produzione, mentre la bassa temperatura mantiene il prodotto stabile; quest’ultimo è uno dei tanti motivi per cui la pasta artigianale costa di più. Non ultimo, i tanti pesticidi che ormai sono presenti nel prodotto, danno proprio quel senso di durezza alla pasta. Ma, allora, vi chiedo: cosa vuol dire, per voi, mangiare la pasta? E lo chiedo anche ai tanti chef che, per maneggiare la pasta con successo, hanno bisogno di un prodotto “facile”. Riappropriamoci del gusto della pasta di una volta, gustiamo il sapore del grano, del piacere di mangiare un prodotto che sa veramente di pasta. La gomma, lasciamola usare a chi vorrebbe dannosamente cancellare tanti anni di tradizioni. La nostra salute ci ringrazierà!