La pasta, che bontà! Ce la invidiano tutti! Ogni straniero dopo un viaggio in Italia ne rimane conquistato e così quando ritorna al suo paese d’origine, oltre al clima, alle bellezze naturali ed artistiche ne rimpiange anche i suoi cibi più semplici e poveri come la pasta.

Anni fa, due piccoli fratellini bengalesi, miei nipotini d’affezione, abituati a nutrirsi con riso, riso e riso, bollito e accompagnato da verdure bollite o pollo bollito, dopo un anno di permanenza in Sicilia, non volevano mangiare altro che pasta al pomodoro ed ancora oggi che si sono trasferiti negli Stati Uniti non possono più rinunciare alla Pasta.

Ma questo cibo, oltre ad essere gustoso, racchiude in sé non solo qualità organolettiche eccezionali e sostanze sufficienti ad una buona alimentazione, è anche alla portata di tutte le tasche e se cucinato e condito a dovere costituisce una vera delizia per il palato.

Non è ormai un segreto per nessuno o quanto meno per i cultori della pasta che questo cibo nacque proprio qui nella nostra terra; ne parlano alcuni trattati a partire dal 1100 e anche se vari paesi e popoli (perfino i cinesi) se ne contendono il primato, sembra proprio che la pasta, almeno nel formato più conosciuto al mondo, cioè gli spaghetti, sia stato ideato proprio in Sicilia, in un ridente paesino alle porte di Palermo, ossia Trabia.

Questo riconoscimento gli è stato attribuito nientedimeno che da un geografo della Corte di Ruggero II, un tale arabo di nome Al-Idrisi che in un suo libro parlava di un tipo di pasta essiccata chiamata “Itrya”, dall’arabo “tria” che di là veniva spedita in tutti i paesi del Mediterraneo.

Ed è proprio nell’Hinterland di Trabia e della fascia costiera da Termini Imerese a Casteldaccia, in ragione della ricchezza d’acqua e delle coltivazioni di frumento che nacquero tantissimi mulini e tantissimi pastifici, quali Arrigo, Di Cola, Messineo, Pusateri, Russo, Tomasello, tutti purtroppo, oggi, travolti dalla crisi economica del settore.

Ovviamente la pasta diventa una bontà gastronomica, anche a seconda dei vari condimenti utilizzati, dei vari accorgimenti usati per cucinarla e delle diverse tradizioni culinarie che intorno ad essa si sono create e soprattutto dopo l’invenzione della salsa di pomodoro a partire dal 1500, quando la coltivazione del pomodoro fu introdotta in Italia dai paesi del centro America dell’esploratore spagnolo Cortés.

Ma se vogliamo guardare più in là e volare più in alto la pasta oltre ad un alimento completo ed una specialità gastronomica può essere considerata anche altro.

Deve considerarsi, infatti, un valido strumento per promuovere e valorizzare il territorio italiano, ma soprattutto quello nostro: quello Siciliano.

Sia la promozione che la valorizzazione della nostra terra non possono prescindere, oltre che dalla tutela e dalla valorizzazione delle nostre bellezze naturali, storiche ed artistiche, come asserisce il Codice Urbani, anche dalla rivalutazione delle nostre tradizioni culinarie e dalla diffusione delle stesse e dalla produzione di quei prodotti che costituiscono le nostre materie prime per eccellenza e cioè grano, olio, viti ed agrumi (non dimentichiamo il famoso giardino della Kolymbetra, nella Valle dei Templi di Agrigento o la più recente Conca d’Oro).

Questi prodotti della terra possono essere considerati come una fotografia dei territori dove sono stati coltivati e di cui costituiscono anche le identità.

Ed oggi in considerazione della riscoperta della cultura gastronomica dei luoghi e dello sviluppo del turismo eno-gastronomico si è attribuito ai prodotti della terra un nuovo ruolo che si aggiunge a quello primario di alimento indispensabile alla vita dell’uomo e cioè quello identitario cioè legato all’identità dei luoghi e degli abitanti degli stessi.

Ed è per questo che, così come per altri prodotti, sono stati creati strumenti nuovi di valorizzazione del territorio, nati dalle esigenze di riconoscere ai prodotti della terra, un valore aggiunto, il valore identitario: quel valore nuovo che è per l’appunto quello collegato alle tradizioni dei popoli che da questi provengono e nel quale gli abitanti dei luoghi si riconoscono, in quanto testimonianza materiale ed orale di civiltà (vedi le vie del formaggio, le vie dell’olio, ecc. riconosciute dalla Regione in quanto tali).

Sarebbe perciò opportuno creare anche per la pasta dei circuiti turistici preposti a farne conoscere i vari tipi (grano duro, grano tenero, saraceno ecc.), il suo valore nutrizionale e i vari modi di cucinarla partendo dalle antiche ricette, perché anche riscoprire il cammino percorso fino ad oggi, è importante.

L’Accademia Siciliana della Pasta è finalizzata per l’appunto a raccogliere e tutelare questi valori.

Prof.ssa Wanda Cortese
Docente di diritto amministrativo e diritto dei beni culturali